mercoledì 27 gennaio 2010

Letargo

come del resto alla fine di un viaggio, c'è sempre un viaggio da ricominciare...
Penso di essermi un po' impantanato. Voglio dire, sto bene dove sto; però. Certo, non posso essere sempre in movimento, in questo inverno gelido si può anche concretizzare un po' di letargo e dirsi che, tutto sommato, non si ha voglia di partire, si sta dove si sta, e così sia; però. C'è un però che non torna, ed è per questo che mi sento impantanato. Perché sarò anche qui, fisso qui, ma quello che non mi torna è la mia mente che non ha più voglia di viaggiare, si è rannicchiata nel cranio e non sente più il bisogno di fuggire. Sembra non ci siano più viaggi da ricominciare, come se tutti gli orizzonti fossero qui, nulla più in là. La mia curiosità è in letargo.

mercoledì 20 gennaio 2010

Dall'altro lato della cattedra

Non è che ufficialmente io sia proprio prof. Ma vendiamola così, e lasciam perdere i dettagli. La prima volta che sono entrato in classe per fare lezione, avevo una paura folle. Inutile dire che sapevo l'esercizio a memoria. Cercavo di assumere un'aria seria e sicura, di uno che sa ciò che sta facendo, e prendevo il mio tempo contando cose a caso tipo gli alunni, il numero di banchi, il numero di copie stampate, i gessi della lavagna. E poi, finalmente, pluff: si parte. E lo stress passa tanto più ti rendi conto che, in fondo in fondo, manco ti stanno ad ascoltare.
E' strano passare dall'altro lato della cattedra. Ti senti importante, certo. All'improvviso dimentichi tutte quelle ore che hai passato a scrivere, annotare, a chiederti cosa diavolo stesse dicendo il prof, a fare il contdown, a desiderare solo la fine, a non ascoltare, a stufarti perché non ascoltare è persino più noioso che ascoltare. Tutto dimenticato, perché ora stai dall'altro lato, e sei tu che li inciti a seguire, che invochi il silenzio, che richiami qualcuno, che ti dici che il tempo non è abbastanza.
Finché oggi, signori studenti: esame. Oggi dirigo io, siamo al gioco finale. E tu ti siedi qui, e tu lì, e avete due ore. E anche questo è strano. Non sei più tu lì seduto, concentrato, ora guardi gli allunni e ti annoi, pensi che devi controllarli ma in fondo, è così importante? Che parlottino pure, se vogliono. Poi, però, il primo che lo fa davvero è fulminato dallo sguardo: non penserai di farmela davvero, con il trucchetto dell'alzo la testa per cercare l'ispirazione? del mi sposto a lato solo per stirarmi un pochino? Io me li ricordo, questi trucchi. Come se fosse ieri: era ieri. E anche se oggi non ho sgridato nessuno, per due ore ho fissato - annoiato, assonnato - gli studenti senza perderli di vista. Si nasce incendiari e si muore pompieri. O si passa dall'altro lato della cattedra.

Dettagli, sapori

Solo a Parigi, credo, può capitare di uscire di casa la mattina e vedere il furgoncino del Maître Escargotier parcheggiato davanti ad un ristorante, con tanto di fattorino che consegna il secchiello di lumache fresche fresche...

domenica 17 gennaio 2010

Perché?

Perché? Perché un nuovo blog, che bisogno c'era che tanto nessuno ti legge e tutto va avanti talmente in fretta e talmente uguale che la gente non ha tempo e nemmeno tu ce l'hai, o fingi di non averlo. Perché?
Ecco appunto, perché fingo di non avere tempo, quando non è così. E perché penso che tutto sia uguale, quando non è così. E allora, ma sì mettiamola pure in questo modo: è un proposito per il nuovo anno. Tutti saranno più contenti, annuiranno soddisfatti.
Non ho foto, non ho statue, né quadri, non fisso il mondo su di un video. Ma ho l'impressione che in questi ultimi tempi tutto stia sfuggendo, e che il mio rapporto con l'esterno si riduca sempre più. Come la noia di Moravia. E allora mi riprometto, mi costringo a fissare su questo blog, a intervalli regolari, un oggetto un immagine un pensiero un appunto un gesto un evento una persona. Che altrimenti sfuggirebbe via, facendomi pensare che tutto è sempre uguale.