domenica 27 giugno 2010

Sud Ovest 2009, appunti (2)

4° giorno: "Maman, mais alors il faut être marrant ou belge?"

Il contesto della frase non è noto, ma va già benissimo così.
Siamo nel campeggio di Banyuls-sur-mer, vicinissimi al confine con la Spagna: è la côte vermeille, là dove i Pirenei toccano il mediterraneo. A ritroso: aperitivo e cena in tenda a base di tortillas, couscous, birra, filadelfia; grossi nuvoloni continuano a passare sopra di noi. Acquazzone. Escursione tra le falaises della costa, poco oltre la città, persi in sentieri a picco sulla scogliera. Arrivo in fondo al sentiero e dentro di me mi dico: ora getto il telefono in mare e urlo trovatemi se potete. Mi sento lontano da tutto. Sulla strada del ritorno, un ingorgo memorabile richiede quaranta minuti per scendere tre o quattro tornanti.
Questa mattina, Collioure. Villaggio fortificato in riva al mare. Mura fatte erigere da Vauban: ma non è lo stesso di Saint Malo? Sarà per questo che mi sembra di essere in Bretagna piuttosto che al confine con la Spagna. Il villaggio è una graziosa e coloratissima scatola per turisti.





5° giorno: Briques


Lasciamo la costa mediterranea per tagliare verso l'interno, e poi l'Atlantico. La tappa di oggi è Tolosa. Tolosa è una città di mattoni rossi. Tutti gli edifici sono fatti di mattoni, tutti gli edifici non sono che un unico edificio di epoca e mattoni diversi. La Garonna taglia la città a metà. Anni fa, a Padova, Katia mi disse che Tolosa era una città piena di cani: beh, è vero. Non si può non notarlo. Dormiamo in un hotel ad una stella, la finestra della nostra camera si affaccia sul corridoio di accesso, le lenzuola sono di dubbia pulizia e l'odore che ti attanaglia le narici nel momento in cui varchi la porta (fumo? bruciato? che altro?) ci dà solo voglia di fuggire. Ma fa parte del gioco.

6° giorno: l'océan

Si chiama Mathias, ha ventiquattro anni, barba folta, un cappello da tirolese e da tre anni (e un giorno) gira il mondo. E' un forgeron, un fabbro, ci spiega; ora deve raggiungere qualcuno in Galizia e ha due giorni per farlo, per questo fa l'autostop, altrimenti preferisce spostarsi a piedi. Sale all'ingresso dell'autostrada, a Tarbes, e scende a Biarritz.
Abbiamo lambito i piedi dei Pirenei fino all'oceano. I Paesi Baschi.
Le onde di Biarritz sono come le immaginavo, alte, lunghe. L'oceano è di un azzurro inaspettato, che sfuma repentinamente in blu a poche centinaia di metri della costa. Una volta sulla spiaggia, ci si può bagnare solo in uno stretto lembo di mare delimitato dalle bandiere. Altrove, è regno dei surfisti. Ma va benissimo così. Quando mi immergo tra le onde, mi sento sballottato ovunque, in balìa dell'acqua.

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