martedì 16 marzo 2010

Conferenze

E' stata una strana sensazione, esporre il poster dei risultati fin qui ottenuti alla conferenza cui ho partecipato la settimana scorsa. Strana, e bella. Sei lì, smanacci un po' per tenere piatto l'A-zero, che piccolo non è e ha voglia di arrotolarsi tutto. Al limite, sei quasi disposto a sdraiartici sopra, in un casto amplesso stirante. Finalmente ne vieni a capo, trovi le puntine, lo immobilizzi nella posizione e voluta; e ti volti. C'è già qualcuno che spia: bene.
A questo punto, non sai più che fare, guardi, aspetti, esiti; ti senti come un venditore di crêpes che addocchia due turisti, che a loro volta addocchiano le crêpes. Dici qualcosa? Richiami l'attenzione? O lasci fare e aspetti che ordinino? Loro osservano il poster, e tu osservi loro, aspettando forse un segno, una domanda, un cenno. Tossicchi, al limite. Finalmente qualcuno ti guarda, guarda il poster, ti riguarda: ha capito. Sei tu Marco Rivetti? Beh, sì, sono io, credo che l'accento mi tradisca un po', no? Mi puoi spiegare questo? Eccomenò? E allora ti lanci, infine, in una lunghissima spiegazione.
Ma ha ragione P.T., dovremmo farci delle magliette con il nostro poster stampato, così tutti saprebbero chi sei, e a chi fare le domande...

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