venerdì 2 aprile 2010

Acquari

Ieri ero in metrò. Come sempre, del resto. Ad un tratto, nelle curve tra Pont Neuf e Palays Royal, tutto si ferma, il convoglio si immobilizza, silenzioso, le luci si spengono e restano solo quelle di emergenza. Tutto diventa quasi più calmo. Accanto, anche il treno in direzione opposta è fermo, posso osservare i viaggiatori nel vagone. Improvvisamente, mi sembra di trovarmi in un acquario: voglio dire, non sono claustrofobico, non ho ansia né paura; solo, guardando attraverso i vetri, vedo le persone gesticolare, le bocche muoversi, ma i suoni non arrivano. E' come se potessi sbirciare la vita nascosta dell'altro metrò. E loro la nostra. Siamo pesci in due acquari per caso vicini. Siamo due bambini i cui passeggini si trovano di fronte, gli sguardi si incrociano, e forse anche i pensieri, ma non possono parlarsi; e poi un passeggino è spinto di qua, e l'altro di là. E infatti l'elettricità ritorna, il metrò riparte, e via.

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